Magazine Salute e Benessere

Cosa sappiamo degli Ogm?

Creato il 10 luglio 2013 da Speradisole

2006_11_qualita_ogm-frumento-212x300Ogm, acronimo di organismi geneticamente modificati, basta il nome per suscitare facili entusiasmi o decisa contrarietà.

Agli Ogm sono  un po’ tutti interessati: aziende alimentari, ricerche mediche ed universitarie, agricoltori, settore economico e politico in genere. Per alcuni l’alimentazione geneticamente modificata sarebbe l’antidoto al problema della fame nel mondo, per altri, invece, rappresenterebbe più che altro un rischio per la salute.

Il 90% degli “organismi” importati in Europa termina principalmente nella produzione di mangimi  per animali,  oli e amidi.

In Italia è un provvedimento congiunto dei ministeri dell’Agricoltura, Ambiente e Salute a vietarne la coltivazione, mentre la normativa comunitaria europea da un lato privilegia la tutela dell’ambiente contro queste colture, dall’altro ne permette ai singoli Stati la libera circolazione.

Gli italiani che cosa ne pensano? Un’indagine Ipso per Futuragra sostiene che la popolazione sia poco informata in materia e conclude che il 62% degli intervistati desidera che vengano condotte ricerche anche in Italia, mentre il 52% si dice disponibile all’acquisto di questi prodotti alimentari, ma solo a certe condizioni.

Mentre in svariati modi si promuove la biodiversità e la coltivazione biologica, diventa sempre più urgente un approfondimento sui benefici e sui rischi degli Ogm, ormai utilizzati ovunque, come testimonia l’esito di una ricerca universitaria statunitense, che ha ottenuto un albero geneticamente modificato in grado di illuminarsi da solo e che potrebbe essere messo in commercio già alla fine di quest’anno in Gran Bretagna come albero di Natale. Prezzo consigliato: 200 sterline.

Ma in definitiva che cosa sono questi nuovi organismi? Possono davvero combattere la fame nel mondo? Sono nocivi?

 

CHE COSA SONO GLI OGM?

Gli Ogm sono esseri viventi ai quali sono state apportate modifiche del corredo genetico attraverso sofisticate procedure di laboratorio, note come tecniche del Dna ricombinante.

In pratica, grazie a tali tecniche, è possibile individuare e isolare interi segmenti genetici (o geni) che fanno parte del genoma “naturale” di un certo organismo per trasferire le relative copie all’interno del genoma di un altro organismo. Quando l’operazione di trasferimento genetico va a buon fine si ottiene appunto un organismo geneticamente modificato.

A CHE COSA SERVONO?

mais-ogm-mon-180
Fermo restando che le tecniche del Dna ricombinante costituiscono un importante strumento di lavoro nell’abito della ricerca di base, bisogna dire che, soprattutto a partire dagli anni Ottanta, queste tecniche hanno acquisito un’importanza crescente nella ricerca applicata per il loro intenso impiego “bio-ingegneristico” mirato alla progettazione di organismi di interesse commerciale.

Per esempio, negli ultimi vent’anni, esse sono state  impiegate nella produzione di nuove varietà vegetali di interesse  agricolo.

Nella maggior parte dei casi, le piante geneticamente modificate sono colture di interesse commerciale nel cui corredo genetico cono stati inseriti uno o più geni provenienti da altre piante o da organismi microbici e animali.

La motivazione principale che giustifica la produzione di queste piante è la convinzione che esse siano meno facilmente attaccabili dai “pest”, ossia dai parassiti biologici delle coltivazioni agricole, e dunque che in generale garantiscano una maggiore produttività, grazie anche all’impiego  concomitante  di particolari pesticidi (spesso pianta modificata e pesticida vengono venduti dall’industria agro-biotech in un unico “pacchetto”).

Intorno  a tale convinzione, tuttavia, vi sono  molte perplessità, perché diversi studi internazionali di economia agricola mostrano che, dal punto di vista della produttività, non esistono sostanziali differenze tra colture convenzionali e transgeniche.

A oggi le applicazioni meno controverse  dell’ingegneria genetica si sono avute in biomedicina, poiché, proprio grazie al’ingegneria genetica si possono produrre importanti sostanze, come per esempio gli ormoni, per il trattamento di alcune malattie. Gli ormoni prodotti attraverso bio-ingegnerizzazione utilizzano normalmente organismi microbici come batteri e presentano il triplo vantaggio di avere costi bassi, di essere più sicuri di quelli tradizionali (che vengono estratti per esempio dai maiali o da altri animali) e di ridurre drasticamente i rischi ambientali per il fatto che il ciclo riproduttivo avviene in ambiente confinato (laboratorio).

SONO PERICOLOSI PER LA SALUTE?

mais-ogm_mainstory1
Sulla salubrità di questi alimenti Ogm che sono normalmente  organismi vegetali, vi è da tempo un’accesa discussione, francamente non sempre interessante ed equilibrata. I produttori di piante transgeniche sostengono che i loro prodotti risultano sicuri ai test di sicurezza, di “safety”, come più correttamente si usa dire nel linguaggio tecnico. Tale rassicurazione però non è del tutto convincente, perché, come viene affermato da un vecchio proverbio popolare: “non bisognerebbe mai chiedere all’oste se il suo vino è buono”.

Su questo punto si va a toccare un’importante criticità del lavoro svolto dalle agenzie regolatorie  (come l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), ossia quegli organismi di controllo preposti a garantire che i prodotti commercializzati in Italia e negli altri Paesi europei sono sicuri.

La garanzia di sicurezza degli alimenti modificati si basa sui test che le imprese bio-tecnologiche  svolgono in fase pre-marketing, vale a dire prima della loro immissione nel mercato.

In linea generale, non c’è alcun motivo di dubitare che i test realizzati dalle imprese biotech siano di buona fattura, ma, come molti studiosi spesso osservano, il nodo dovrebbe essere spostato su un piano che sia più corretto in senso procedurale: per avere una valutazione obiettiva sulla sua qualità è bene  rivolgersi non “all’oste”, ma a qualcun altro che possibilmente se ne intenda.

I test di sicurezza degli Ogm dovrebbero essere affidati ad altri soggetti competenti, e non alle imprese biotech, oppure, una volta resi disponibili i dati sperimentali di queste imprese, questi dovrebbero essere verificati dagli organismi pubblici preposti a concedere l’autorizzazione  al commercio in fase pre-marketing.

Per prassi, le agenzie europee  si limitano ad approvare questi Ogm facendo soltanto una valutazione “scientifica” della documentazione fornita dalle imprese.

È bene sapere che un produttore che svolge  un test di safety di un suo prodotto alimentare o di un qualsiasi suo prodotto che poi viene autorizzato per il consumo, lavora in una condizione di “conflitto di interessi”. Questo conflitto è una condizione accettata dalla pratica scientifica formale soltanto se esplicitamente dichiarata, e comunque con l’implicito risvolto che può pregiudicare l’integrità del dato scientifico. Tale condizione viene  oggi ritenuta responsabile del famigerato publication bias – una distorsione “involontaria” del dato scientifico che aumenta la probabilità che i risultati di una ricerca non siano affidabili – e delle ben più gravi “frodi scientifiche”, dove il dato viene intenzionalmente manipolato o inventato dal ricercatore.

Quando questo problema arriva a toccare gli studi sugli organismi modificati o sui pesticidi, la questione si fa seria, perché la garanzia di safety si basa sulla parola fornita da un soggetto che ha un interesse privato a dirottare la valutazione a suo vantaggio. Il che non è il sistema di valutazione più obiettivo.

In ogni caso, facendo un bilancio che tenga conto della situazione di fatto, al momento bisognerebbe ammettere con tutta franchezza che sugli effetti sanitari degli Ogm si sa poco. Ma se si riflette sulle difficoltà oggettive che si pongono volendo studiare gli effetti sanitari di prodotti alimentari modificati sorge una domanda spontanea : cui prodest?

Gli Ogm non sono una necessità, e il mondo potrebbe continuare a produrre cibo sano e nutritivo senza dover ricorrere all’ingegneria genetica.

QUALI EFFETTI HANNO SULL’AMBIENTE?

Coloriprofumo-e-tanto-altro-ancora-a28019782
Sugli effetti ambientali degli Ogm esistono molte evidenze. Premesso che qualsiasi attività umana realizzata in campo aperto può determinare alterazioni ambientali difficilmente prevedibili e che, quindi tutte le attività  potenzialmente dannose andrebbero valutate caso per caso, alcuni rischi per la biodiversità connessi alle colture transgeniche sono stati definiti in base al seguente schema standard, che appare molto ragionevole:

-   Rischio che i transgeni  delle colture Gm siano trasmessi ad altre piante sessualmente compatibili per via riproduttiva (inquinamento genetico per trasferimento genico verticale).

-   Rischio che i transgeni siano trasferiti ad altre piante attraverso meccanismi di infezione virale (inquinamento genetico per trasferimento genico orizzontale).

-   Sviluppo di resistenze biologiche da parte di parassiti (come insetti o erbacce) normalmente presenti nei campi coltivati, con il risultato che se una coltura è stata geneticamente modificata per produrre una tossina che uccide gli insetti parassiti, con il tempo si formeranno ceppi di insetti parassiti più resistenti di quelli originali e in futuro la loro eliminazione sarà resa ancora più difficile.

-   Distruzione delle faune che vivono nei suoli e a ridosso dei campi coltivati, e che svolgono un ruolo fondamentale sia nell’ecologia degli ambienti  coltivati sia nell’ecologia  degli ambienti  naturali confinanti con i primi. Per rendersi conto si pensi soltanto al rischio di vedere scomparire gli animali impollinatori (come gli insetti) per effetto  di  una coltura ingegnerizzata  o di un pesticida ad essa associato.

Bisogna tuttavia sapere che molte dinamiche dell’ambiente sfuggono alle nostre possibilità di analisi e che il comportamento dei sistemi ambientali non è mai conoscibile  in modo assoluto, talora perché le dinamiche sono intrinsecamente impossibili da ricostruire (limite oggettivo), talora perché mancano di fatto gli strumenti di indagine opportuni per ricostruirle  (limite umano) e assi spesso per entrambi i problemi.

Gli addetti ai lavori dicono che gli Ogm ed altre tecnologie – i cui effetti ambientali potrebbero essere gravissimi nei tempi lunghi ma che allo stato attuale sono ancora poco chiari – obbligano a gestire , soprattutto in senso politico, il problema dell’incertezza scientifica. Ma, a oggi,  questa incertezza delle tecnologie più pericolose non viene affatto gestita, ossia, non viene incorporata nella decisione politica attraverso l’applicazione del principio di presunzione.

SI POSSONO COLTIVARE IN ITALIA?

Anche se in molti Paesi dell’Unione europea le piante geneticamente modificate vengono coltivate, al momento in Italia non è possibile farlo in campo aperto per uso commerciale.

Fanno eccezioni le coltivazioni impiegate per finalità di studio scientifico, per le quali sono previste delle deroghe.

In Italia esiste un’antica controversia in questa materia, dovuta alla cosiddetta “legge sulla coesistenza”, che lascia alle Regioni il compito di regolamentare le coltivazioni transgeniche. Ma nel frattempo, facendo leva sul fatto che la gran parte del territorio italiano non è idoneo alla coesistenza tra coltivazioni Gm e convenzionali, molte Regioni italiane si sono consorziate con Regioni di altri Paesi europei, e si sono dichiarate Ogm-free.

SI POSSONO VENDERE?

riso-ogm-09
Sì, questi alimenti possono essere venduti in Italia e in tutti i Paesi europei, a condizione  che i prodotti che li contengono siano opportunamente etichettati per informare i consumatori su ciò che stanno acquistando.

La normativa europea ammette comunque un limite dello 0,9% per la presenza non intenzionale di Ogm all’interno dei prodotti che formalmente vengono commercializzati come “non-Ogm”.

IL MANGIME DEGLI ALLEVAMENTI E’ FORMATO IN MAGGIOR PARTE DI MAIS E SOIA OGM. LA CARNE CHE NE DERIVA E’ PERICOLOSA PER LA SALUTE?

Effettivamente esiste un canale di “consumo indiretto” degli Ogm di cui anche i consumatori più avveduti spesso non sono al corrente. Questo aspetto attiene a tutti i prodotti di origine animale (carni, latticini e uova) che provengono da allevamenti in cui si utilizzano mangimi contenenti Ogm.

Alcuni lavori scientifici hanno mostrato, per esempio, che i transgeni contenuti nella mangimistica Gm degli allevamenti di mammiferi domestici possono essere trasferiti all’uomo attraverso il consumo del loro latte. Sulla presenza nelle carni si sa ancora poco, ma il precedente del latte dovrebbe suonare come un campanello d’allarme.

COME SI RICONOSCONO QUESTI ALIMENTI?

Per quanto riguarda il quadro dei prodotti commercializzati attualmente in Europa, non esiste un criterio per distinguere un prodotto Gm da uno convenzionale. L’unico modo per appurarlo è analitico o strumentale.

PERCHE’ L’ITALIA DOVREBBE CONVERTIRSI AGLI OGM?

L’Italia ha una produzione agricola davvero minima rispetto ai grandi produttori mondiali, come Usa, Cina, India e Argentina. La sua forza quindi non sta nella quantità di quello che produce, ma nella sua qualità.

Quando qualcuno dimostrerà che un pomodoro italiano modificato può essere di qualità migliore e di costo inferiore (in senso economico, ambientale e sociale) rispetto a uno convenzionale, allora si proceda pure con il transgenico.

Nel frattempo, lasciateci mangiare i nostri vecchi ciliegini, possibilmente senza residui di fitofarmaci. Sembra una banalità, ma proviamo a riflettere su miracolo di sapore che nasce da una semplice fetta di pane velata di olio extravergine italiano e due pomodori ciliegini.

NELL’UNIONE EUROPEA QUALI PAESI POSSONO COLTIVARE OGM?

In teoria, data la normativa in vigore, tutti i Paesi dell’Unione europea possono coltivare Ogm, e tra quelli che in questo senso si sono dati maggiormente da fare figurano Romania, Spagna e Francia.

Tuttavia, da qualche tempo, si sta registrando una tendenza inversa, per cui i grandi produttori di questi organismi di Oltreoceano si stanno rassegnando all’idea che in Europa potranno soltanto esportare prodotti da commercializzare, e non da coltivare.

C’E’ UNA POLITICA EUROPEA E IN CHE DIREZIONE VA?

In Europa esistono due politiche sugli Ogm. La prima è quella voluta dalle grandi corporation dell’agrochimica che con le loro lobbies e i loro sostenitori vorrebbero rendere il mercato alimentare europeo completamente aperto a questi prodotti. Poi, ci sono le politiche delle Regioni e le richieste sempre più forti dei cittadini che vanno in senso opposto.

Al momento non si può dire che le Istituzioni europee abbiano trovato un vero punto di equilibrio. L’attitudine più diffusa è quella di assecondare le corporation e mettere in secondo piano gli interessi dei cittadini.

Ma è evidente che il mondo non può funzionare in questo modo, anche perché i sondaggi demoscopici di Eurobarometro evidenziano una “cittadinanza europea” che pretende sempre più trasparenza e coinvolgimento sociale nelle scelte europee di politica agro-alimentare.

GLI OGM POSSONO SCONFIGGERE LA FAME NEL MONDO?

No, gli Ogm non possono sconfiggere la fame nel mondo; questa è mera propaganda, peraltro anche un po’ ridicola. Ciò su cui c’è poco da ridere, invece, è che l’unico modo per risolvere la tragedia indecente della fame è mettere a punto accordi e dispositivi di politica internazionali perché i mercati permettano la giusta distribuzione delle risorse alimentari globali.

Per il momento, infatti, quello che viene prodotto a livello planetario è sufficiente a sfamare l’intera popolazione mondiale.

In previsione, comunque, per poter evitare problemi internazionali o addirittura vere e proprie guerre per le risorse alimentari, bisognerà elaborare accordi globali per l’acqua, il suolo, gli allevamenti animali, le risorse energetiche e la biodiversità.

Del resto, se i consumi e gli sperperi di queste risorse continueranno ad essere quelli di oggi, presto non solo le nazioni povere ma anche quelle ricche potrebbero avere problemi di approvvigionamento alimentare.

CHI DETIENE IL MONOPOLIO DEI SEMI TRANSGENICI?

Monsanto1
I semi dovrebbero essere degli agricoltori e dei contadini, com’era nel passato.

Questi semi Ogm sono di proprietà di coloro che li hanno brevettati, ossia, il più delle volte, le corporation dell’agrochimica e sementiere, che dalla vendita dei semi ai contadini ottengono generose royalties per effetto del brevetto.

Il dato si commenta da solo, considerando anche che i prodotti molto coltivati come i cereali (grano, orzo, riso, mais), e la soia, non producono semi che possano, l’anno successivo essere seminati, perché sono sterili o resi sterili da sostanze che ne impediscono la germinazione in campo.  E così, ogni anno, gli agricoltori che coltivano questi prodotti debbono acquistarli dalle corporation che detengono il brevetto.

POTRANNO ESISTERE DEGLI OGM “PULITI”?

Più che puliti, bisognerebbe chiedersi se potranno esistere Ogm utili a tutti.  E’ molto improbabile che l’ingegneria genetica possa aiutare il miglioramento genetico delle piante agricole. C’è invece tutto un settore della ricerca agronomica che viene qualificato come “agricoltura basata sulla conoscenza”. Si tratta di un settore scientifico molto promettente e in grande espansione, che si occupa di studiare l’innovazione agricola in un’ottica sistemica.

L’obiettivo è capire qual è il modo migliore perché le coltivazioni agricole e ambiente naturale cooperino, aumentando qualità e quantità dei prodotti, e riducendo l’input di sostanze chimiche, combustibili fossili e macchine.

Questo tipo di agricoltura piace poco ai business dell’agro-industria e quindi in molti Paesi fatica ad affermarsi. La ragione più semplice: dove c’è molta conoscenza, di solito occorre molto lavoro umano e pochissima tecnologia. Il contrario di come funziona gran parte del mondo!

CHI CONTROLLA QUESTO SETTORE?

ministero_delle_politiche_agricole_e_forestali
Il ministero delle Politiche agricole, il ministero dell’Ambiente, il ministero della Salute e le Regioni, sono tutti organismi che hanno competenze di controllo sugli Ogm.

Ma per quanto riguarda il grande lavoro di monitoraggio dei problemi generati dagli Ogm bisogna dire grazie alle associazioni ambientalistiche e ai comitati dei cittadini.

Il lieto fine è chiaro: il buon senso sale sempre dal “basso”.

(Dalla rivista: Vivere)

*****************************************************************************  

zzzzcc
La filiale russa della “Greenpeace” ha pubblicato una lista nera di produttori di alimenti principali che utilizzano materiale OGM nella realizzazione dei suoi prodotti. Sono presenti sul mercato italiano ed i prodotti sono tra i più popolari in tutto il mondo. Ecco la lista di nutrienti geneticamente modificati dei fabbricanti che utilizzano materiali OGM: 1. Snickers – dessert al cioccolato
2. Campbell – minestre
3. Uncle Bens – riso, ketchup
4. Lipton – il tè
5. Mars – dessert al cioccolato
6. Twix – dessert al cioccolato
7. Cadbury – cioccolato, cacao
8. Ferrero – dolci
9. Nestle Chocolate
10. Nestle – bevanda Nesquik
11. Coca-Cola, Sprite, Fanta, Kinley – bevanda analcolica
12. Pepsi – bevanda analcolica
13. 7-Up – bevanda analcolica
14. Heinz – ketchup, maionese, salse
15. Nestle – alimenti per l’infanzia
16. McDonald’s – catena di fast food
17. Kraft Foods – cioccolato, caffè, alimenti per l’infanzia
18. Unilever – alimenti per l’infanzia Avvelenando pasta e pane dal 2004 ad oggi la vita media sana è crollata in Italia di almeno 10 anni (fonte Eurostat ufficiale) proprio, guarda caso, dall’anno in cui entrarono gli OGM negli alimenti. *****************************************************************************


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :